Un paradiso per cavalli sportivi, l’Italia Endurance Stables & Academy: eppure i lupi sono arrivati anche lì la notte fra martedì e mercoledì scorsi, ferendo gravemente due Purosangue Arabi da Endurance dopo averli attaccati nel loro paddock.
Abbiamo sentito pochi minuti fa Gianluca Laliscia, papà di Costanza oltre che cavaliere, tecnico e imprenditore dell’Endurance, che ci ha raccontato cosa è successo e aggioranto sullo stato di salute dei due cavalli rimasti vittime dell’attacco.
Eppure la vostra Academy non è in una zona selvaggia, o particolarmente isolata.
«No, assolutamente. Noi siamo a circa 800 metri da Mugnano e altrettanti da Agello. Non siamo certo isolati — tutt’intorno ci sono case, famiglie, attività. È importante chiarire: i recinti ci sono, ma noi abbiamo un’etica che privilegia spazi aperti, non strutture chiuse “modello Alcatraz”. Il cavallo deve vivere libero, sereno. Nei paddock abbiamo anche sistemi d’allarme e tecnologia, ma non possiamo snaturare l’ambiente».
Sono paddock ideali, li conosciamo, un perfetto equilibrio tra scuderizzazione e benessere. Dopo questo episodio, che misure pensate di adottare?
«Intanto implementeremo alcune recinzioni con fili elettrici bassi, cercando di mantenerli poco visibili per non compromettere l’impatto paesaggistico. Abbiamo poi ordinato in Australia dei dissuasori luminosi Flyfox, che lavorano con chip random creando giochi di luce imprevedibili: pare siano un buon deterrente per lupi, coyote e volpi. Dovrebbero arrivare in settimana».
Avete avvistato altri lupi nei dintorni?
«Sì, e non da ora. In allenamento li incontriamo quasi ogni settimana, sia verso il carcere, sia in direzione Fontignano. Proprio la mattina dell’attacco uno dei nostri collaboratori ha visto un maschio adulto a venti metri di distanza — un soggetto grande, in salute.
Probabilmente anche la riapertura della caccia al cinghiale li ha spinti a spostarsi più vicino ai centri abitati».
State segnalando gli avvistamenti?
«Certo. Abbiamo fatto una mappatura con i Carabinieri Forestali, indicando i punti di passaggio. Abbiamo organizzato delle ronde notturne, e la notte successiva all’attacco un lupo è stato visto a duecento metri dalle scuderie. Ma serve collaborazione: se la gente vede e non segnala, le istituzioni non possono intervenire. Ora, con la nuova normativa europea, è possibile contenere i soggetti “troppo confidenti”, come quello di Mugnano».
È importante sensibilizzare, senza demonizzare i lupi.
«Esatto. Noi non vogliamo sparare a nessuno, ma serve equilibrio. Ieri ho avvisato una signora che passeggiava con un cagnolino: le ho detto che il giorno prima lì era passato un lupo. Ha preso il cane in braccio — e ha fatto bene, perché un animale così piccolo è una preda facile».
Torniamo ai cavalli feriti. Quali sono le loro condizioni?
«Una cavalla di sei anni, Deiopea Agilla, promettente, pronta per la finale Mipaaf di Pisa, è stata ferita al carpo. Ha subito una sutura importante, ma per fortuna la ferita era “fresca” e siamo intervenuti subito: in clinica dopo un’ora. Resterà ricoverata fino a lunedì. Speriamo non abbia danni permanenti: la prognosi sarà lunga, tre-quattro mesi almeno, ma siamo fiduciosi. Il secondo cavallo ha riportato un morso profondo alla coscia, si vedono proprio i segni dei denti. Probabilmente ha reagito e dato qualche calcio di risposta».

Come si sono comportati i cavalli durante e dopo l’attacco?
«Dalle telecamere si vede un grande scompiglio: alle tre di notte cavalli che corrono, che chiamano, anche nei paddock non colpiti.
Erano terrorizzati. Il paddock dove è avvenuto l’attacco sembrava arato. La cavalla ferita, di solito docile, ha impiegato venti minuti per salire sul trailer: era sconvolta. È un trauma profondo, atavico. Un cavallo, di fronte a un predatore, sente una paura che resta impressa».
Avete pensato di affidarvi a cani da guardiania?
«Sì, ho parlato con un allevatore di Pastori Maremmani-Abruzzesi. Mi ha detto che, su un’area grande come la nostra, servirebbero almeno sette-otto cani. Ma sarebbe incompatibile con la nostra attività: qui entrano ragazzi, famiglie, bambini. In un gregge è diverso, i cani lavorano sempre con la stessa persona. Qui sarebbe troppo rischioso».
Qualcuno le ha suggerito di usare muli come deterrente?
«Sì, più d’uno! In Sud America li usano molto. Ma da noi, in un centro come questo, non è semplice: i cavalli vivono in paddock singoli, dovremmo a vere tanti muli quanti cavalli! Per ora proveremo con i Flyfox e con recinti rinforzati a bassa tensione, almeno nei paddock più esposti».
E dal punto di vista sportivo?
«Dispiace tanto, perché questi cavalli erano in piena forma. Ma l’importante è che siano vivi. Vedremo se potranno tornare a gareggiare: incrociamo le dita.»
Alla fine della nostra conversazione, Gianluca Laliscia deve correre verso la partenza del suo team, impegnato in una trasferta internazionale.
Ma la voce resta ferma, decisa: «Non demonizziamo i lupi, ma proteggiamo i cavalli. La convivenza è possibile, ma deve essere sicura per tutti».
Qui la fonte della notizia, da Umbria24, qui un altro caso di attacco a cavalli adulti a pochi kilometri di distanza da Agello, ma in zona ce ne sono stati altri.